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Staua del presepe seicentesco della chiesa di santa maria nera a Lucca

Il prezioso presepe di Santa Maria Nera

Camminare, bighellonare, perdersi tra i vicoli è ancora la migliore strategia per chi è in cerca del respiro vero delle cose.
Agli incorruttibili della categoria di viaggiatori un suggerimento (ovviamente a bassa voce), la visita a uno dei luoghi meno esposti e frequentati della città: la chiesa di Santa Maria Corteorlandini.

Una delle numerose chiese lucchesi, nonchè uno degli esempi migliori del barocco cittadino, Santa Maria Corteorlandini è un'antica chiesa di fondazione altomedievale che deve il suo bizzarro nome alla presenza della corte della famiglia longobarda dei Rolandinghi, la “Curtis Rolandinga".

Come ricorda l’iscrizione accanto alla porta della sagrestia, la chiesa fu ricostruita completamente nel 1188 dal maestro Guido ma di quella chiesa romanica è rimasto poco; due grandi ristrutturazioni, infatti, interessarono la chiesa alla fine del ‘500 e all’inizio del ‘700 e ne modificarono per sempre l'aspetto.

 

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Stupore e meraviglia

sono le prime sensazioni tangibili che si provano una volta entrati nella chiesa di Santa Maria Corteorlandini, meraviglia e stupore per il grande spettacolo architettonico bizzarro e glorioso.
E’ quasi un gioco teatrale perché niente di tutto questo trapela dalla piazza, niente sembra richiamare la nostra attenzione camminando per i vicoli fuori. La chiesa è troppo grande per gli spazi della piazza antistante, troppo alta per rientrare nei canoni di bellezza classici, troppo disarmonica per immaginarne l'armonia interna. La chiesa di Santa Maria Corteorlandini dall'esterno appare come un grande contenitore di pietra che non desta particolare curiosità.


Stucchi dorati e affreschi, marmi policromi e grandi altari, pulpiti avvinghiati alle colonne e finte finestre con balconcini dipinti, rivelano con forza il linguaggio del tempo, impegnato a toccare l'animo e i sentimenti della gente con forme grandiose e monumentali.
La cantoria dipinta dell’organo, con la balaustra di piccole colonnine e le scalette sospese... "val bene una messa" o almeno il tempo di una visita a questo gioiello dell’architettura barocca lucchese.

Dalla porta sul lato sinistro della chiesa si entra in una stanza nel quale fu costruita nel 1662 una cappella a imitazione della Santa Casa di Loreto, che permetteva la preghiera, nella semplicità della pietra, a chi non poteva permettersi un lungo pellegrinaggio. Proprio per la presenza della Madonna di Loreto, da secoli, Santa Maria Corteorlandini viene chiamata popolarmente Santa Maria Nera.

 

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Le feste natalizie

sono il periodo migliore per visitare questa chiesa, infatti, dall’8 dicembre all'Epifania viene esposto il presepe vestito, un raro esemplare di presepe storico della fine del '600, che si distingue per i tessuti di manifattura lucchese.
La provenienza napoletana di alcune statue, in particolare quelle che riguardano il popolo, ci ricorda la grande diffusione che, in epoca barocca, ebbe il presepe pertenopeo.
I rapporti tra Lucca e Napoli erano già consolidati da tempo, grazie al commercio della seta e alla notevole tradizione musicale di entrambe le città. Alla fine del seicento, nella chiesa di Santa Maria Nera, arrivò quindi tutta la teatralità del nuovo presepe napoletano che tendeva a mescolare sacro e profano, rappresentando la quotidianità che animava piazzette, vie e vicoli. Apparvero così, anche nel presepe lucchese, statue di personaggi del popolo come i pezzenti, i tavernari, i ciabattini, gli umili e i derelitti. I manichini del presepe di Santa Maria Nera hanno testa ed arti di legno, ma con un'anima in filo di ferro rivestita di stoppa che permette alle statue di avere pose più plastiche. Quindi, non è solo la storicità a renderlo straordinario ma anche l'originalità delle grandi statue dalle articolazioni in legno snodabile e la bellezza dei mantelli dei re magi, in particolare quello verde di velluto risalente ai primi del'600, che mette in evidenza l'antica maestria tutta lucchese della fabbricazione di tessuti.
 

foto Roberto Giomi